Nascosta alla vista dall’alto muro della crosa di Serreto ed occultata da una serie di alberi d’alto fusto verso via Sturla, villa Bonini, difficilmente percepibile al passante frettoloso, rivela in realtà caratteristiche di indubbia semplicità e al tempo stesso di originalità.
In passato proprietà dei Sauli, passa nel 1849 alla famiglia Bonini: il 26 febbraio 1886 Paola Fontana, moglie di Francesco Bonini, dopo aver ottenuto l’approvazione comunale ad un progetto di “casina da erigersi sui terreni di sua proprietà”, invia al Sindaco di Genova la domanda, poi accettata, di poter coordinare nuovi lavori con quelli già approvati, su disegni dell’architetto milanese Luigi Rovelli.
La villa, dichiaratamente neogotica, presenta trifore ai piani inferiori e bifore al secondo piano ed una serie di archetti pensili delimitanti la fascia marcapiano.
L’effetto policromo in facciata, generato dall’alternanza di bande chiare e scure, avvicina questo edificio alla tradizione tardomedioevale dei palazzi genovesi di città. Al piano fondi, una loggia aperta con archi a sesto acuto offriva una piacevole vista della vallata fino al mare, ricca di verde e di ville ridenti.
Sul lato verso levante, il Rovelli inserisce un imponente bow-window esagonale che consente la realizzazione di una balconata rappresentativa al piano nobile. Verso ponente, una terrazza semicircolare offre una completa visione del giardino circostante, uno dei più sobri, ma non per questo meno piacevole, tra quelli organizzati dal Rovelli.